Pasquale Crisci è un distinto ed elegantissimo signore, molto conosciuto in città, che praticamente da tre
decenni opera da assicuratore nel
centro storico cittadino (motivo per
cui di recente è stato anche premiato dalla sua
Compagnia), godendo contestualmente, dalle
sue finestre nello storico Palazzo dell’INA (che
dà su piazza Prefettura), di un punto di vista
“privilegiato” sul graduale ingrigirsi di un centro storico, passato in pochi anni da una fase
“autunnale” a un “inverno” sempre più glaciale,
Di recente ha ricevuto, in qualità di assicuratore per “Generali”, un riconoscimento
importante…
Direi di sì, si tratta di un premio ai trent’anni
di carriera che mi è stato conferito durante una
cerimonia che si è tenuta a Napoli, presso la
sede della Mostra d’Oltremare.
Immagino che in questi trent’anni dalle finestre della sua agenzia, in pieno centro storico, abbia potuto percepire il lento declino
della parte più antica della città
Purtroppo. Ormai sono trent’anni e più che frequento il centro storico, sia perché ci abito sia
semplicemente per motivi lavorativi. Nel tempo
ho potuto constatare un depauperamento delle
attività e della vita stessa che prima si svolgeva in Via Pretoria, e penso che le motivazioni
oramai sono un po’ note a tutti.
…Si riferisce forse alla mancanza di parcheggi, alla scarsa presenza di attività a
fronte di altre zone della città probabilmente
un po’ più appetibili? Insomma, lei che idea
si è fatto?
Be’, direi che non è semplicemente una questione di parcheggi. Quando ero un po’ più giovane, ahimè, il centro storico era un po’ il cuore
pulsante. Forse il tema dei parcheggi è sempre
stato tirato in ballo, ma non è mai stato un motivo ostativo. Io credo che il calo della vita in
questa zona sia dovuto al fatto che nel corso
del tempo si è voluto decentrare sia l’attività
meramente riconducibile alla presenza degli
uffici sia il commercio. Per ciò che concerne la
mia attività direi che non ho subito grandi contraccolpi. Il cliente, volente o nolente, mi deve
raggiungere per forza, e viceversa. Ciò che è
sotto gli occhi di tutti è che il centro oramai è
completamente spopolato.
Lei ha fatto riferimento ad una precisa volontà di decentrare le attività commerciali e
amministrative. Una volontà di chi?
Penso si tratti anzitutto di una scelta politica a
favore di altre zone della città. Quali interessi
potevano esserci sotto non è dato sapere.
I fitti secondo lei non sono troppo alti?
I canoni erano molto alti quando c’era una
certa vitalità nel centro storico ora, che io sappia, si sono molto ridimensionati.
Oggi si parla, tuttavia, di rivitalizzare il centro storico un po’ a danno fatto. Secondo lei
cosa si può fare effettivamente?
A mio parere bisognerebbe rivitalizzare innanzitutto le strutture già create in passato e penso
innanzitutto alle scale mobili, o l’implementazione di un servizio navette un po’ più efficiente, ma detto questo bisognerebbe cercare di riportare i servizi e le attività nel centro storico.
Questa sarebbe la chiave di volta.
Faccio una provocazione. Lei lo assicurerebbe il centro storico, sarebbe conveniente?
Io lo assicurerei perché tutto è assicurabile (risate, ndr). Sarebbe certamente una scommessa.
C’è, invece, qualcosa che anche un assicuratore navigato come lei non tratterebbe? Un
aspetto della città?
Lei dice qualcosa “a perdere”? (Sorride) Mi
prende alla sprovvista. Mmm, i servizi sicuramente, perché sono scadenti. Io usufruisco
spesso delle scale mobili e le faccio praticamente in solitaria…
…con l’ombrello?
Esattamente (risate ndr).
Lei vive in Centro ci vive anche. Ebbene, della famosa “mala-movida” che si sviluppa prevalentemente in estate, dei giovani che sporcherebbero lei cosa ne pensa? È davvero così o si tratta semplicemente di un polverone?
Sicuramente è così, forse c’è una cattiva educazione da parte dei nostri ragazzi abbinata
certamente allo scarso controllo, considerando che Via Pretoria ormai è diventata un luogo
dove si beve e basta.
Veniamo a questioni più prettamente legate al suo ambito lavorativo. Di recente pare sia
proprio lo Stato a suggerire al cittadino di stipulare delle polizze assicurative, specie in ambito sanità.
Certamente, è proprio così perché le compagnie assicurative oggi ricoprono il ruolo del welfare
che lo stesso Stato non è più in grado di garantire ai cittadini. Non si tratta solo, in maniera
specifica, delle polizze sulla salute, considerando comunque che la sanità italiana non è certo messa
bene, ma le stesse assicurazioni spingono anche sul tema delle cosiddette pensioni integrative.

Le dico di più, pare che l’ultimo Decreto legislativo voglia rendere obbligatorio, in base
alla recente manovra economica, l’assicurazione alle aziende contro gli eventi catastrofali,
cercando di prevenire i rischi. I recenti eventi dell’Emilia Romagna hanno certo accelerato tale fenomeno.
Recentemente ha fatto tappa a Potenza la premier Giorgia Meloni. Se avesse potuto prenderla, anche se per un attimo, sotto
braccio, cosa le avrebbe detto?
Soprattutto di cercare di creare occupazione, perché è quello il vero motore che fa girare l’economia. Se non c’è un ricambio generazionale e le attività si riducono sempre di più, è chiaro a tutti che non è possibile creare un riciclo.
Veniamo a “Potenza Città dei giovani”.
Qualcuno direbbe: “che se ne vanno”. Tra
poco ci saranno anche le elezioni comunali.
Lei che è esperto di pratiche, quale dovrebbe essere il fascicolo in cima alla scrivania
del nuovo sindaco?
I giovani stessi e il lavoro. Creare le condizioni
affinché non se ne vadano. Mi viene in mente
una proposta a caso: si potrebbero utilizzare royalties per favorire gli investimenti delle
aziende che operano in Basilicata.

di Walter De Stradis