Con un timbro vocale pacato e una leggera inflessione pugliese (è originario di Molfetta), da pochi giorni l’ingegner Domenico De Pinto è il nuovo Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Potenza. Nella sua carriera, ha ricoperto importanti ruoli tecnici e operativi, partecipando alle attività di soccorso in occasione di diversi eventi sismici di rilevanza nazionale, tra cui il terremoto delle Marche nel 1997, dell’Aquila nel 2009 e dell’Emilia Romagna nel 2012
d – Comandante, lei viene qui a Potenza a ricoprire un ruolo molto importante, che nello scorso anno e mezzo è stato ricoperto -ad interim- dallo stesso direttore regionale.
r – Sì, il posto era rimasto vacante, ma in quel periodo è stato ricoperto egregiamente da Vincenzo Ciani, che ha una grandissima esperienza di comando, oltre che di direttore. Grazie a lui, quindi, il Comando non ha subito alcun contraccolpo e tutti i servizi sono andati perfettamente in linea. Tuttavia, va da sé che in ogni Comando provinciale ci vuole una figura di Comandante, con la sua presenza fissa, continua, e i suoi rapporti con le istituzioni locali e soprattutto con il personale: quest’ultimo ha bisogno di vedere la figura di riferimento, che è appunto il Comandante.
d – Trattasi di una figura operativa che…
r – …è una figura assolutamente operativa. Nella mia carriera ultra-trentennale ho partecipato a numerosissimi interventi di soccorso, anche a livello di calamità nazionale.
d – E adesso si ritrova qui a Potenza, territorio sismico.
r -E’ così. So anche che è in fase di conclusione un piano di emergenza provinciale, nel quale un eventuale sisma rientra tra gli eventi presi in considerazione.
d – Lei è pugliese, quindi un nostro vicino: quali sono le caratteristiche della nostra provincia da attenzionare maggiormente?
r -Mi sono insediato da una settimana e ho bisogno di studiare bene il territorio. Il mio ultimo comando è stato a Foggia, un territorio molto differente; oltre a Foggia stessa, che conta 160mila abitanti, sono presenti tre grandi centri urbani (Cerignola, San Severo e Manfredonia), che insieme ne contano almeno altri 160mila. Per non parlare di una lunga superficie costiera, delle isole Tremiti, del Parco del Gargano e del Subappennino Dauno, che è poi quello che più si avvicina al territorio della provincia di Potenza. Quest’ultima, invece, consta di molti più comuni, più piccoli, su cui si riversano problematiche diverse.
d – A cominciare dai collegamenti.
r -Sì, ho visto: in alcuni casi per raggiungere un posto ci si impiega anche due ore, due ore e mezza. Fortunatamente, Potenza è anche baricentrica rispetto all’estensione della provincia. Tuttavia devo dire che i nostri distaccamenti coprono perfettamente il territorio. Abbiamo una copertura a Nord e un’altra a Sud, alle quali poi sia aggiungono anche due distaccamenti volontari, che per me sono una parziale novità. A Milano, dove ho lavorato, c’erano, ma a Foggia e Barletta no.
d – Interessante. Ci spiega meglio di cosa si tratta?
r -I distaccamenti volontari sono formati da persone che non sono vigili del fuoco permanenti (assunti per concorso); fanno un altro lavoro, ma “a chiamata” raggiungono il distaccamento, si tolgono il cappello da operaio o da professionista, e diventano vigili del fuoco a tutti gli effetti. I due nostri distaccamenti sono a Terranova di Pollino e a San Chirico Raparo. Sono molto operativi e noi facciamo grande affidamento su di essi.
d – Diceva, quindi, che questa cosa non è presente ovunque.
r -No. Cioè, al Nord è quasi normale avere distaccamenti volontari (Torino ne ha una quarantina), che vanno avanti anche per tradizione familiare (con passaggi di testimone tra padre e figlio) e includono anche imprenditori che -come in Brianza- proteggono le numerose strutture presenti, attivando una sorta di auto-tutela (anche se, come vigili del fuoco, ci sono anche per tutto il resto e costituiscono un rafforzamento degli strumenti dello Stato).
d – Come si diventa vigile del fuoco volontario?
r -Di solito l’iniziativa parte dal Sindaco. Nel fare richiesta, questi mette a disposizione una struttura (un “piccolo comando”, che deve essere vagliato da noi, con camerate, bagni, autorimesse, etc.); dopodichè emette un bando, a cui possono partecipare anche i residenti delle città limitrofe. Dopo alcune visite mediche predisposte da noi, superate queste, i vincitori del bando partecipano a un nostro corso, di 120 ore; a quel punto mandiamo tutto l’incartamento al Ministero per l’iscrizione nei quadri volontari dei Vigili del Fuoco. E’ quindi una procedura abbastanza lunga, non è una cosa semplice, ma se c’è la volontà, si fa.
d – Lei ha già incontrato il Prefetto. Cosa si aspetta dalle altre istituzioni?
r -Nulla, perché ho già trovato totale disponibilità. La necessaria collaborazione inter-istituzionale già c’è, quindi non devo fare altro che continuare su questa linea.
d – Cosa chiede invece al cittadino?
r -Non vorrei utilizzare delle frasi fatte, parlando di “coscienza civica”, ma da quel che ho capito, qui già c’è.
d – Però, in base alla sua esperienza, quanti incendi, quante calamità dipendono dal comportamento o dalla negligenza umana?
r -Se pensiamo agli incidenti stradali, agli incendi boschivi etc. direi che un 50% è dovuto a un errore umano, a una negligenza, a un atto, anche non doloso. Ma noi ci siamo anche per questo.
d – Che impressione le ha fatto la città di Potenza?
r -Bellissima.
d – Addirittura.
r -Non è per piaggeria. Potenza non la conoscevo, né il suo territorio. Sono arrivato non sapendo cosa mi aspettasse, sia dal punto di vista del Comando sia dal punto di vista del territorio. Son quindi “salito” -dico bene?- un paio di volte in città…
d – Sì, da noi si dice proprio “salire”, perché il Centro è in alto.
r -Invece Foggia, da dove provengo, è completamente piatta, e io a volte mi muovevo addirittura in bicicletta. Qui ho verificato che forse l’unica difficoltà è “salire” e trovare parcheggio. Però il centro storico…c’è una bella piazza, ci ho passeggiato, c’è bella gente, ci siamo fermati a prendere un bel caffè in un bel bar…
d – Si è sentito a suo agio.
r -Mi ha tolto le parole di bocca, ma mi sono sentito subito a mio agio anche qui al Comando.
d – Ecco, che tipo di situazione ha trovato? E’ soddisfatto del numero di mezzi e di personale?
r -Ho avuto già una prima impressione quando, saputa la mia destinazione, sono venuto a trovare il direttore Ciani (che è stato il mio comandante a Foggia e col quale c’è un grande rapporto di intesa); ho attraversato il piazzale, e ho sgranato gli occhi. Ho visto dei mezzi, nuovi, tenuti in efficienza, puliti, pieni di attrezzature. E li guardavo con un po’ di invidia, perché in quel momento ero ancora in servizio a Foggia. (sorride)
d – Beh, allora, qui a Potenza, una volta tanto, possiamo dare i punti agli altri.
r -Assolutamente sì. E considerate che io ho fatto anche il reggente vicario del Comando di Bari per sei mesi: ovviamente quella struttura ha un’altra grandezza, ma Potenza, in quanto a mezzi, non ha nulla da inviare a nessuno.
d – Vorrei chiudere con una riflessione. A microfoni spenti abbiamo fatto cenno ai due vigili del fuoco di Matera morti questa estate nell’adempimento del loro dovere, e lei mi ha detto che, poco prima di trasferirsi qui, un suo capo-reparto di Foggia aveva perso la vita. Che tipo di riflessioni nascono in un vigile del fuoco quando succedono queste cose?
r – (Silenzio) Guardi, avevo i brividi mentre mi faceva questa domanda. Non è una frase fatta: i vigili del fuoco sono una famiglia. Noi abbiamo una famiglia di sangue (genitori, figli, nipoti) e poi quella dei Vigili del Fuoco. Lavoriamo in turni da 12 ore, siamo sempre insieme, lavoriamo in squadra, perché da soli non siamo nessuno. Si forma quindi un legame affettivo, magari si litiga anche, ma poi si torna come prima: si mangia insieme, si riposa insieme, si festeggia insieme e soprattutto si lavora insieme. E in team lavoriamo guardandoci negli occhi. Quando si perde un collega, si perde un familiare. Nel mio caso, quel collega lo conoscevo praticamente da vent’anni. E l’avevo incontrato due giorni prima dell’evento: c’era stata una bomba d’acqua, lui tornava da un intervento di soccorso ed è stato sommerso dalla piena di un canalone. La sua famiglia adesso è diventata anche la mia.
d – Oltre al dolore personale, in questi quasi c’è magari anche, non so, un rammarico?…Vi sentite tutelati sul lavoro?
r -Noi siamo SEMPRE tutelati sul lavoro. Per salvare gli altri, per tutti gli interventi di soccorso, noi operiamo sempre con tutti gli accorgimenti. Se il soccorritore non opera in sicurezza, mette a rischio se stesso e gli altri. Ci sentiamo assolutamente tutelati, abbiamo mezzi e procedure all’avanguardia. Ovviamente, ci sono degli eventi imprevedibili: un’onda di piena non te l’aspetti, il vento che cambia direzione mentre sei nel fuoco e ti intrappola, non lo puoi prevedere. Ma c’è sempre un lavoro di squadra e un’attenzione altissima, che garantiamo sempre.