Se i suoi calcoli sono corretti, qui a Potenza potrebbe aver allenato sette/ottomila ragazzi.

Francesco Castrataro, per tutti “Mister Cecchino”, è stato infatti per quarant’anni l’allenatore del settore giovanile del Potenza Calcio, ma sicuramente anche qualcosa di più, dal punto di vista umano.

La sua casa in via Anzio è piena di trofei, fumetti e giornalini (di cui è amatore e collezionista), ma soprattutto di ricordi, cristallizzati in un gran numero di foto, ammucchiate in scatoloni o appese sulle pareti di stanze in cui Cecchino, se può, evita di entrare. Per non essere sommerso dalle emozioni.

d – Perché la chiamano tutti, da sempre, mister “Cecchino”?

r – (Ride) Perché ero un “bomber”.

d – Lei di dove è originario?

r – Di Sala Consilina, in provincia di Salerno.

d – Quindi lei si è trasferito qui a Potenza da giovane?

r – Sì, avevo vinto il concorso a Roma per la Ragioneria generale dello Stato. Per ragioni di famiglia (mia madre era sola, poiché mio padre era morto in guerra, in Africa Orientale), chiesi di essere trasferito proprio a Potenza. Mi volevano mandare a Napoli, ma rifiutai. Che bello, mi ricordo ancora quando arrivai qui con la macchina, e c’era la neve.

d – E Potenza vi è piaciuta per quello?

r – Ahhh, che cosa bella. I ricordi sono tanti.

d – Com’è che avete iniziato a fare l’allenatore delle giovanili del Potenza?

r – Alla Ragioneria Regionale qui a Potenza, conobbi Cerverizzo, un dirigente della società, che veniva in ufficio a riscuotere i mandati di pagamento, poiché aveva una sua impresa. Parlavamo sempre di calcio, finché lui non mi portò al Potenza.

d – Lei infatti aveva già avuto esperienza di calcio.

r – Avevo giocato nella Pollese e in altre squadre campane. Ma grazie all’invito di Cerverizzo iniziò un’altra vita. Cominciai ad allenare i giovani, era più o meno il 1964. E quante avventure. A Matera, poi, non ne parliamo.

d – La sfida eterna.

r – Con le giovanili, a Matera avevamo sempre perso. Arrivato io, si fecero le finali regionali. Chi vinceva, andava a fare i campionati nazionali, era una sfida che si ripeteva ogni anno. Quella volta Peppe Catalano (che poi andò a giocare in serie A) fece tre gol meravigliosi e per noi finì l’incubo Matera.

d – Quanti altri calciatori importanti ha allenato?

Colonnese, Stenta… Vito Stenta l’ho cresciuto io.

d – Ma, in quarant’anni, più o meno, quanti ragazzi potentini (o del circondario) ritiene di aver allenato?

r – Mah…nell’altra stanza ho uno scatolo pieno di cartellini, coma usava allora. C’è tutto lì.

d – Immagino che solo una parte di questi ragazzi poi siano effettivamente diventati calciatori; tutti gli altri ve li siete ritrovati chi in banca, chi al comune, chi al catasto…

r –…per la miseria! C’è chi è maresciallo dei Carabinieri… Ricevo telefonate continue. Nelle foto appese in casa mia…lì ci sono tutti i giocatori.

d – E quando ne incontrate uno…cosa vi dicono, di solito, i vostri ex allievi?

r – Mi vogliono troppo bene. Per loro sono il ricordo più bello. Oltre a essere un allenatore di calcio, li seguivo in tutto e per tutto. Persino a casa loro, se fumavano, io mi arrabbiavo moltissimo. «Se fumate, non giocate più», gli dicevo.

d – Vi sentivate quindi anche un educatore?

r – Un educatore, sì.

d – Qual è il valore più importante che avere sempre cercato di inculcare nei vostri giovani giocatori?

r – La serietà, lo studio, il rispetto e l’essere uomini.

d – Quanta gente vi deve dire grazie?

r – Senza esagerare, sette o ottomila persone.

d – E c’è stato qualche ingrato?

r – Uno solo.

d – E’ diventato famoso?

r – Sì.

d – Un ricordo su tutti?

r – Sono tanti. Tanti e tanti… Avrei dovuto scrivermeli. Ricordo la finale dei Campionati italiani Allievi. Tra gli avversari c’era Ancelotti, che giocava, non so, mi pare fosse la Carrarese. Le squadre allora andavano per semestri, era questione di pochi giorni perché un giocatore passasse dagli Allievi negli Juniores; e proprio lui che era “fuori semestre”, e non avrebbe potuto giocare, segnò il gol della vittoria contro di noi.

d – E quindi il suo ricordo più bello è una sconfitta?

r – No, il ricordo più bello è stato a Castelfiorentino, dove ho conosciuto Roberto Baggio. Perdemmo in finale con la sua squadra, e Baggio ci fece due gol. In porta noi avevamo Catalano, diventato successivamente preparatore dei portieri del Potenza Calcio. Era il periodo di Pasqua, e il torneo durava cinque giorni; l’autista era fidanzato, però, e ci lasciò a piedi a Castelfiorentino. Avevo la responsabilità di ventidue ragazzi, fortuna che ci ospitò il convento! Comunque, un nostro giovane giocatore era proprio di Castelfiorentino, e morì purtroppo in un incidente stradale, mentre tornava nel suo paese. Se volessi raccontare tutto, ci vorrebbe un mese. Di ricordi belli però ce ne sono tanti…dovrei aiutarmi con le foto.

d – Il calcio lo segue ancora?

r – Porca loca!

d – E oggi, secondo lei, è cambiato il modo di intendere il calcio, anche da parte dei giovani?

r – Male, male. (scuote la testa – ndr). Oggi nel vivaio del Potenza, giocatori di Potenza, a parte qualcuno, quasi non ce ne sono. Io invece curavo tutti i ragazzi della città. Erano tutti di Potenza.

d – Vi piace il Potenza di adesso o vi desta qualche preoccupazione?

r – Tira a campà.

d – Quale consiglio dareste all’allenatore o al presidente attuale?

r – Non saprei dire, perché so che non è una cosa facile.

d – Quale deve essere, in primis, la caratteristica di un buon allenatore?

r – Essere un padre. Un allenatore scorbutico strada non ne fa. Mi ricordo che l’allenatore del Potenza, Mancinelli, mi voleva bene, e veniva a vedere le partite della mia squadra in giovanile. In buona parte le giocavamo al campo della Figc. E Mancinelli, che si sedeva sempre in tribuna a vedere le nostre finali regionali, diceva: «Cecchino è il più grande allenatore del settore giovanile».

d – E come cittadino, Potenza vi piace ancora?

r – Per me Potenza è sempre meravigliosa.

d – Cosa direste al sindaco?

r – Nulla, perché ognuno sa il suo. Potenza mi piace. Qui mi vogliono bene tutti.

d – Fra pochi giorni compie 90 anni. Cosa vorrebbe come regalo?

r – Il regalo già me l’hanno fatto gli allievi, organizzando una festa che si terrà il 22 ottobre, giorno del mio compleanno.

di Walter De Stradis